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Supera i confini della tua zona di comfort

Supera i confini della tua zona di comfort

Per tanto, tanto tempo, mi sono aggrappato inconsapevolmente con le unghie e con i denti alla mia “zona di comfort”. La cosa buffa è che, fino ad un anno fa, non solo ignoravo di avere una zona di comfort: non sapevo neppure cosa fosse.

Cos’è la “zona di comfort”? È quella “tana” che ci siamo costruiti, magari nel corso di lunghi anni, quel luogo dove ci sentiamo sicuri, protetti, al caldo. È sia un qualcosa di reale, di concreto (le mura di casa, il divano, il letto…), sia un qualcosa di astratto: quell’angolo dentro di noi dove, all’occorrenza, ci rifugiamo per evitare di affrontare la realtà e le difficoltà, le sofferenze e le delusioni che la vita comporta… Ma evitando tutto ciò, inevitabilmente, rischiamo di non vivere anche il resto.

Da bambino inventavo e scoprivo continuamente dei rifugi. Amavo soprattutto nascondermi nel laboratorio di papà: spesso mi mettevo sotto il bancone all’ingresso e usavo dei pannelli di cartone come pareti… E provavo una sensazione di serenità: ero vicino ai miei genitori, al sicuro, nascosto al mondo intero. Lì nulla di male mi poteva accadere. Nessun altro bambino mi poteva dar noia. Nessuno mi poteva far domande alle quali non mi andava di rispondere.
Poi il tempo passa e diventi una persona adulta; non ti nascondi più sotto il bancone, nell’armadio o nel vigneto davanti casa: ora che sei grande ti nascondi dietro maschere di apparenze, paure, bugie e abitudini. E per giustificarti con te stesso ti convinci che “là fuori è un mondo difficile”, dunque fai bene a stare nella tua zona di comfort! …Ma è veramente così?

«Chi lascia la strada vecchia per quella nuova»… Finché non lo fa non potrà mai sapere se quello che potrebbe trovare è meglio o peggio (appunti di automiglioramento, parte X°)

Il vero problema della zona di comfort è che tutto sommato “ci stai benino”. Non ci stai male, ma non ci stai neppure bene. È una sorta di limbo, un luogo neutrale.

Tendenzialmente a nessuno di noi piace fare fatica, dunque spesso, magari anche in modo inconscio, ci troviamo a percorrere la strada più breve, quella meno impegnativa, ben segnalata e che conosciamo a memoria. Eppure sappiamo bene che non c’è solo una strada: ce ne sono decine e decine, forse anche centinaia, migliaia… E di qualcuna magari abbiamo anche in testa una vaga immagine… Forse una qualche volta abbiamo cominciato a percorrerla, ma dopo qualche passo ci è sorto il dubbio di non sapere dove questa ci avrebbe portato… Oppure il terrore che il tragitto potesse esser troppo lungo, difficoltoso… Allora siamo tornati indietro.
La verità è che non sapremo mai cosa possiamo incontrare lungo una strada finché non proviamo a percorrerla. Finché continui a stare nella tua zona di comfort, a seguire la stessa solita strada, non potrà mai cambiare veramente qualcosa: sarai sempre fermo nello stesso punto, non rischierai di arretrare, ma neppure potrai fare qualche passo in avanti.

Una parte di te sa di non essere felice nella zona di comfort: c’è una consapevolezza nel tuo animo di essere imprigionato dalla paura e dalla pigrizia. Tuttavia ti ostini a voler pensare che la realtà che vivi sia l’unica possibile, che non vi siano alternative.

Ognuno di noi, a modo proprio, si fabbrica una propria tana… Una sorta di scatola, rivestita all’interno di gommapiuma per proteggerci dagli urti, isolata dal mondo esterno. In questo modo conduciamo giorno dopo giorno vite che non ci appartengono fino in fondo, intrappolati e paralizzati dalla paura di uscire dagli schemi, schiavi delle abitudini… Ma così facendo riusciamo a sentirci “al sicuro”.
Cerchiamo di riempire in ogni modo il vuoto dentro di noi, però sempre facendo ben attenzione a non uscire troppo allo scoperto, dalla “nostra tana”, a non fare troppa fatica, a non rischiare più del dovuto… Però ciò che non costa fatica e sacrificio, non ha un reale valore: è effimero. Allora abbiamo un’intera esistenza piena di “cose finte”, surrogati. Prendiamo la cosa più comoda, più a portata di mano, e ce la facciamo andare bene.
Vivere nella zona di comfort è un qualcosa di deleterio: più tempo passi in questa dimensione, più la vita reale, le possibilità, la felicità, diventano lontane e irraggiungibili. Più ti adagi, più diventi pigro: hai e avrai sempre meno voglia di metterti in gioco, di rischiare. Così rimarrai sempre lo stesso…

Puoi essere la stessa persona che eri 10 o 20 anni fa?
Magari, fondamentalmente, i tuoi principi, le tue convinzioni, i tuoi ideali, possono essere sempre gli stessi (o comunque possono essere molto simili) ma, a parte ciò, la risposta è «no»: non puoi essere la stessa persona per una vita intera. Se così fosse, significherebbe che c’è un problema: non stai vivendo a sufficienza questa vita, non stai affrontando la realtà, non stai crescendo e non ti stai evolvendo nel tuo percorso. È normale che ognuno di noi “cambi”, che maturi una certa coscienza, che viva ogni diversa fase di questa vita.

Se ti ostini a stare legato alla tua zona di comfort, allora non potrai mai vivere appieno l’esperienza della vita. Non potrai mai diventare “la versione migliore di te”. Dunque è questo il punto: bisogna avere il coraggio di uscire dalla propria zona sicura, cambiare, scoprire e lanciarsi. A volte significa lanciarsi senza rete di protezione… Ma si tratta di salti obbligati: sono necessari.


Quante volte ho avuto paura del cambiamento. Quante volte sono stato legato alle situazioni fino all’esasperazione, fino allo sfascio, fino a quando queste si sono disgregate nelle mie mani come fossero sabbia. Quante volte sono stato in silenzio, fermo, nascosto nella mia tana… Come quando ero nascosto sotto il bancone del laboratorio di papà. Quante…? Troppe, troppe volte.

Sia chiaro: non ti sto suggerendo di abbandonare moglie e figli, di licenziarti e di partire per un viaggio intorno al mondo alla ricerca di te stesso. Non dico di cercare ad ogni costo “il meglio” assoluto, vagando all’infinito senza mai fermarsi, senza saper apprezzare quanto di meraviglioso magari hai avuto la fortuna di trovare.
Ti sto semplicemente suggerendo di non accontentarti, anche nella tua quotidianità: tira sempre fuori il meglio di ogni situazione. Non stare nella zona di comfort. Non adagiarti.

La vita, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere una sola.
Vivila. Assaporala. Gustala.
Nel rispetto di te stesso, del prossimo, degli impegni che hai preso… È ovvio. Ma non limitarti a sopravvivere: sii felice.

Non avere il terrore di fare le scelte sbagliate: ogni scelta che farai, giusta o sbagliata, nel lungo termine ti porterà sempre e comunque alla fine… L’importante è che, verso la fine del tuo cammino, tu abbia la coscienza leggera e che tu non abbia rimpianti. Impara a guardare la realtà da un punto di vista oggettivo, distaccato: dai il giusto peso alle cose, rifletti sul fatto che la tua singola esistenza per l’intero universo ha un valore ininfluente, tu sei di passaggio e fai parte di un “tutto”… Limitati a fare ciò che ritieni giusto, sii sincero, cristallino nei tuoi scopi ed onesto, con te stesso e con gli altri.


Nell’ultimo anno ho avuto il dono di poter osservare differenti realtà a me vicine, di conoscenti e persone a me care.
Ho compreso che ci sono persone che vivono la vita come una pigra domenica pomeriggio, rifugiandosi totalmente nella propria zona di comfort, e ci sono -invece- altre persone che affrontano le difficoltà a testa alta, che non hanno paura di rischiare, crescere, cambiare, migliorare… Per queste persone la vita è come una faticosa camminata in montagna: c’è una meta, ci sono le difficoltà, c’è la determinazione. Ho compreso che non è così semplice distinguere le persone in “buone” e “cattive”, in “forti” e “deboli”: semplicemente siamo tutte persone, tutte sulla stessa barca, ognuno di noi con la propria storia, la propria vita, le proprie paure e difficoltà e gioie.
Solo, la differenza, è che qualcuno ha le palle. Qualcun altro no.

Io ce le ho.

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