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Bufala sui fondali marini italiani

Bufala sui fondali marini italiani

Il testo dell’ennesimo post su Facebook, creato da un “Mario Rossi” qualsiasi, in cerca forse di un briciolo di notorietà, visibilità e like (o forse voleva solo divertirsi un pochino… O fare un “esperimento social”…  O è stato vittima di uno scherzo), recita «Grazie amica mia x questa foto…il tuo nome non lo faccio come promesso..ma rendo pubblico i fondali marini italiani come promesso….».


Ed in pochi giorni ha già conquistato un posticino tra le bacheche di 10’000 utenti creduloni del social network (ed è destinato a crescere con una velocità esponenziale, grazie all’effetto delle condivisioni); del resto questo post ha tutte le carte in regola per avere il suo attimo di successo: una foto shockante, un testo breve che lascia intendere si tratti di una cosa segreta per pochi, un errore grammaticale, facile indignazione e poco impegno cerebrale necessario per comprenderne il significato.

fondali marini italianiLa foto oggetto dell’indignazione potrebbe essere, con probabilità, quella dei fondali al largo delle coste di Fort Lauderdale, in Florida. Qui negli anni ’70 è nato un assurdo progetto chiamato “Osborne Reef”: questo sperava di poter aiutare la formazione della barriera corallina costruendo una montagna di pneumatici sul fondo del mare.
Maggiori informazioni si possono trovare nella pagina Osborne Reef di Wikipedia (in inglese); un paio d’anni fa ha pubblicato un articolo in merito anche TGCOM24.

Questa foto è stata utilizzata (a mio avviso stupidamente) in centinaia di siti e blog in ogni parte del mondo, lasciando intendere che si possa trattare di “questo” o di “quel” mare. Si può quindi escludere con quasi assoluta certezza che questo luogo si trovi nei nostri mari, in Italia (che avranno comunque, certamente, i loro problemi di inquinamento).

L’ennesima bufala della rete, dunque.
Grazie a chi contribuisce con la sua fantasia a rendere la rete un posto sempre più ricco di informazioni non corrette, false, stupide, inutili. Grazie a chi, con superficialità, continua a permettere la diffusione a macchia d’olio di tali informazioni, sempre giustificandosi con un «Boh, magari è vero… Ma se non lo è pace, non ci ho perso niente». Continuate così, bravi!

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