Blog (appunti di vita in ordine sparso)

Serenità interiore

Non è tanto importante la meta, quanto il percorso

Ho pensato a lungo a che titolo dare a questo articolo: il titolo è importante. È la prima cosa che leggi, quella che più ti salta all’occhio. Se il titolo non lascia intendere che seguirà un tema di tuo interesse, se non ti incuriosisce, allora difficilmente proseguirai nella lettura. Viviamo delle vite sempre più frenetiche, siamo sempre più di corsa.

Quando ascoltiamo una nuova canzone, dopo 10 secondi abbiamo già deciso se questa ci piace o meno (se i The Who avessero composto ai nostri giorni “Baba O’Riley“, sarebbe stata un buco nell’acqua: quante persone oggi scoprirebbero il capolavoro che si nasconde dopo 42 noiosi secondi di musica?). Ci fermiamo, spesso, alla seconda di copertina di un libro, a qualche manciata di righe che riassumono il contenuto di un romanzo intero.. Quante volte ti è capitato di leggere un libro fino alla fine per poi renderti conto che non centra nulla con l’introduzione? A volte si ha l’impressione, addirittura, che l’introduzione venga scritta da una persona che non ha capito nulla del romanzo, o che non l’ha neppure letto.
Le apparenze. Viviamo nell’epoca delle apparenze, del “tutto e subito”, del “non ho il tempo per”..

Se credi che la tua vita potrebbe esser migliore di com’è, continua a leggere: potresti trovare degli spunti di riflessione. Se così non fosse, alla peggio avrai sprecato 5 minuti del tuo tempo (ed io molti di più a scrivere, ma non importa).

Il percorso è importante (appunti di automiglioramento, parte prima)

Ho avuto il privilegio di crescere in una famiglia che mi ha dato amore, attenzione, valori ed educazione; una famiglia che non mi ha mai fatto mancare nulla di quanto fosse necessario alla mia crescita. Ho avuto l’onore di trovare persone (amici, insegnanti, colleghi..) con le quali condividere un “pezzo di strada” , persone che hanno saputo insegnarmi qualcosa, ispirarmi, migliorarmi. Ho avuto il dono della salute.

Eppure, nonostante tutto ciò, ad un certo punto mi sono reso conto di essere insoddisfatto. Vivevo una vita di corsa. Continuavo a ripetermi di non avere il tempo. Avevo sempre in testa una “meta”, un obiettivo, un traguardo.. Anzi: avevo sempre in testa troppe mete. Spesso, tuttavia, nella vita non siamo abbastanza determinati, oppure ci poniamo mete ambiziose, o ancora -semplicemente- le cose non vanno come noi vorremmo che andassero. Quindi capita che non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi; allora ci sentiamo incapaci, falliti.. E un fallimento dopo l’altro, perdiamo sempre di più la fiducia in noi stessi. E allora cosa facciamo? Spesso nulla. Io non ho fatto nulla per tantissimi anni, ho solo lasciato che i fallimenti si accumulassero, uno dopo l’altro, aumentando così il peso da portarmi appresso. Nonostante una facciata di “normalità”, dentro mi sentivo sempre più pesante, stanco, demotivato; vivevo la mia routine quotidiana senza grande slancio, senza passione.

La consapevolezza era da tempo dentro di me.. E tanto più questa aumentava, tanto più cresceva dentro di me il senso di impotenza, la rabbia di sentirmi incapace di migliorarmi.

In tutta questa storia, il vizio del fumo ha giocato un ruolo fondamentale: ad un certo punto ho proiettato tutta questa mia sensazione di inadeguatezza, di rabbia, di incapacità, nelle sigarette. Erano 15 anni che fumavo; tante volte ho pensato «sarebbe bello smettere», ma non ero mai stato veramente convinto di ciò. Ultimamente sono arrivato al punto che un pacchetto preso la mattina non bastava fino a sera: stavo decisamente fumando troppo, giustificandomi con me stesso con mille scuse («sono stressato», «è stato un periodo difficile»..). Per due settimane mi sono ripetuto che avrei dovuto moderarmi, riuscire a controllarmi. Ma ogni volta, ad ogni sigaretta, era un “rimandare”, era un «ma sì, dai.. Questa la fumo, dopo basta per un paio d’ore». Ma, inevitabilmente, era un continuo mentirmi. Ciò mi ha portato a comprendere quanto non fossi padrone di me stesso, della mia vita, delle mie scelte: ero schiavo di un vizio, di una stupida abitudine.. Ero dipendente. Così un giorno, un pomeriggio di inizio marzo, dopo aver spento l’ennesima sigaretta, dentro di me ho urlato: «Adesso basta. Basta basta basta! Tu ora la devi smettere.. Da ora tu non fumi più!». Dopo un paio d’ore, chiaramente, lì per lì la prima idea era di rimandare la promessa fatta; ma sono riuscito a tenuto duro, mi sono detto e ripetuto «No, io non fumo!». Uscito dall’ufficio ho fatto una passeggiata. Ho camminato per un’ora, continuando a ripetere nella mia testa «Non fumo!», mentre con la mano, nervoso, confuso, toccavo il pacchetto di sigarette in tasca.

Quel giorno, inconsapevolmente, ho dato inizio a qualcosa di veramente importante per me. E’ stato l’inizio del mio nuovo percorso, la mia rinascita.

Il percorso è importanteHo cominciato a camminare, a fare lunghe passeggiate. Così, senza una meta ben precisa. A pausa pranzo durante la settimana.. Finito il lavoro la sera.. Nel fine settimana. L’importante era camminare, guardarmi intorno ed osservare ciò che mi circondava. L’importante era non pensare alla voglia di accendere una sigaretta. L’importante era non pensare a quelli che erano i fallimenti, le cose andate male, ma concentrarsi su pensieri positivi, su quello che era il “momento”. Io ero lì dove ero, in quel preciso istante. Da nessun’altra parte. Ed ho scoperto che ero io con il verde che timidamente voleva salutare la primavera. Io con l’aria che accarezzava il mio volto. Io con il canto degli uccellini. Io con la terra delle strade ed i sentieri e l’acqua del fiume che segue il suo corso, inesorabilmente. Mi perdevo in tutta questa meraviglia della natura; avevo dimenticato tutto ciò, quanto fosse bello. Quante primavere avevo perso? Quante cose avevo dato per scontato? A cosa diavolo stavo pensando? Come un bambino osservavo tutto ciò che avevo intorno, affascinato ed incuriosito.
Questo è stato il mio nuovo inizio: vivere ed amare il percorso.

 

Certo, è chiaro: devi avere un’idea sul dove andare, una direzione.. Una meta è fondamentale. Ma non è così importante come siamo portati a pensare. Quello che conta davvero, quello che rimarrà per sempre nel tuo cuore, quello che dimostra a te stesso e al mondo quanto vali, è il percorso. La strada che hai affrontato. Le difficoltà. La fatica. I sacrifici.
Quante volte ti capita di concentrati sull’obiettivo, perdendo di vista tutto quello che succede nel frattempo, senza godere il percorso? E quante volte ti è successo di non arrivare là dove ti eri prefissato? E’ normale. Può succedere: solo chi non fa nulla può permettersi il lusso di non sbagliare mai. Il punto, quello su cui ti esorto a riflettere, è proprio questo: se impari a vivere il percorso, anche se non arriverai fino alla meta non avrai fallito.

Ad un certo momento, con il passare dei giorni, delle settimane, ho capito. Ho avuto questa illuminazione. Non si trattava solo delle sigarette. Non si trattava solo delle passeggiate. Non si trattava solo di organizzare diversamente il mio tempo e cambiare le mie priorità e riprendere in mano la mia vita. Non si trattava solo di me.

Il cambiamento è in atto.

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